Il cuore costante

Nella sua prima adolescenza mio padre era un fervente oppositore del colonialismo europeo in quelle che allora venivano chiamate “le Indie olandesi”, un arcipelago che, come una ghirlanda di smeraldi, si snoda intorno all’equatore. Non sorprende che le sue opinioni si opponessero anche a quelle di mio nonno, il quale era dell’opinione che “noi (i Paesi Bassi) semplicemente non potessimo  permetterci di perdere le nostre colonie”.

Ma solamente  pochi anni dopo, quando gli olandesi, appena liberati da cinque anni di occupazione nazista, lanciarono una campagna militare per invadere e reclamare le “loro” colonie perdute, le opinioni politiche di mio padre erano cambiate drasticamente: ora criticava Sukarno e Hatta, il capi della resistenza indonesiana, definendoli “criminali”, e supportava invece i crimini dell’esercito olandese in un paese che non era mai stato il loro. Cosa era successo?

Ebbene… l’amore era stato il fattore determinante nel suo cambiamento di opinione: si era innamorato, appassionatamente e romanticamente, di una ragazza che si era trasferita in Olanda solo dopo la fine della seconda guerra mondiale. Dopo averla vista e aver provato lo shock dell’amore a prima vista, fece alcune domande e scoprì che era nata nelle Indie olandesi, dove lei, come tutti gli altri colonialisti olandesi, era stata imprigionata in un campo di concentramento giapponese.

Mio padre ora sognava di visitare la terra esotica dove la sua amata aveva trascorso la sua infanzia, un sogno che sarebbe diventato impossibile se quella terra avesse perso la sua identità olandese e fosse diventata l’Indonesia. Nel cuore di mio padre la giustizia politica e gli attaccamenti romantici personali erano diventati indebitamente intrecciati.

L’entusiasmo, come dicevamo nel blog precedente, è una divinità (theos) che entra nel cuore umano. Porta euforia, ma può anche portare delusione e depressione in un arco di tempo più lungo.

Dipende semplicemente da cosa ci rende entusiasti.

Immagino che pochi di noi non abbiano sperimentato qualche manifestazione di amore romantico adolescenziale. Le lacrime versate per i dispiaceri causati dal primo amore vengono talvolta ricordate con nostalgia tra le urla causate da pannolini sporchi, bollette elettriche, adolescenti allontanati, mutui, litigi coniugali, divorzi amari e vecchiaia. Eppure, c’è qualcosa di buono e duraturo in quel tipo di entusiasmo adolescenziale?

Affinché l’entusiasmo diventi una costante corrente sotterranea di gioia, è necessario innamorarsi di un vero insegnamento spirituale, che invita ad uscire dalla terra materiale della dualità verso una dimensione interiore dello Spirito, di pace e trascendenza durature. Quella sarà la vera fine del colonialismo straniero.

Quando sei un ricercatore spirituale, sei anche uno scienziato. Puoi solo imparare dalla tua esperienza, quindi devi sperimentare, e quando hai la fortuna di imbatterti in un vero insegnamento – e riconoscerlo – vorrai comunque confrontare le note e vedere cosa funziona.

Il cuore costante

“…verso una dimensione interiore dello Spirito, di pace e trascendenza durature.”

Io stesso, dopo aver trovato il mio Guru molti anni fa, ho dovuto trovare la mia via d’uscita attraverso un bel po’ di intrecci karmici, con l’amore umano che è solo uno di questi. Eppure un ricordo spicca, come un faro che si accende in un mare in tempesta.

Ero in macchina, stavo andando a trovare i miei figli, che vivevano con la loro madre. Era un periodo difficile, di stress finanziario, insicurezze professionali e per il dolore di vivere lontano dai miei figli. Per distrarre la mia attenzione dai miei pensieri cupi, misi un’audiocassetta: era il Laudate Dominum di Mozart.

Improvvisamente dovetti fermare la mia macchina, nel mezzo di una strada forestale, perché sentivo che stava arrivando una crisi di pianto. E come sono stato sorpreso nel sentire lacrime di gratitudine scorrere sul mio viso. Che bella vita, Signore, continuavo a ripetere, grazie, grazie!

I molti anni di impegno spirituale, di integrazione degli insegnamenti del mio Guru in tutti gli aspetti della vita, avevano dato i loro frutti: il mio cuore era diventato stabile, e la parte più importante della mia coscienza sarebbe rimasta non toccata “dai colpi di fionda e dardo d’atroce fortuna“.

Ma perché non permettere al grande Gyanavatar stesso di descrivere la felicità che ci attende nella nostra anima, una volta che il cuore è diventato costante e rivolto alla liberazione?

Seguendo amorevolmente i sacri precetti, egli (l’uomo) impara a concentrare la mente dirigendo i suoi organi di senso verso (…) la porta della sfera interna. Lì percepisce il corpo luminoso di Giovanni Battista, o Radha, e ode il suono santo (Amen, Aum), come un ruscello o un fiume; ed essendo in essa assorbito o battezzato, comincia a risalire alla sua Divinità…

Il cuore costante

“La porta della sfera interna”


Risorse: Sri Yukteswar, La Scienza Sacra di Self-Realization Fellowship

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