Il cuore consacrato
Molto tempo fa il mio figlio più piccolo, che a quel tempo aveva cinque anni, di punto in bianco mi chiese : “Papà, tu esisti?”.
“Sì”, risposi senza pensarci.
Adesso penso che la risposta fosse interessante quanto la domanda che fuoriusciva dalla bocca di un bambino piccolo.
Ciò che la rendeva interessante era la sua immediatezza.
Certo che esisto! Mille gioie fugaci, mille dolori, mille dure lezioni da imparare e tanto altro dell’ abbondanza della vita mi hanno reso profondamente consapevole del fatto che esisto. Tutte queste impressioni sono state percepite, e non ci può essere percezione senza esistenza.
Quando scrivo “percepito” forse, in realtà, intendo “sentito”. Sri Yukteswar dice: il sentire ci rende consapevoli di esistere. Per estensione, più i nostri sentimenti sono in sintonia con l’abbondanza spirituale del mondo interiore, più la nostra coscienza si espande. Questa sintonizzazione dei sentimenti si chiama devozione.

Questa sintonizzazione dei sentimenti si chiama devozione
Serve maturità emotiva. Senza questa, non può esserci crescita spirituale. Per lo sviluppo di questa maturità, la musica può essere il più efficace mattone educativo disponibile nelle nostre scuole e nelle nostre case.
Una volta, durante una passeggiata, mio figlio maggiore, allora quattordicenne, si lamentava di non essere in grado di affrontare tutti i compiti e gli esami che la scuola gli richiedeva. Gli dissi: “E se ti dessi un elenco di brani musicali e ti chiedessi di ascoltarli regolarmente, soprattutto a letto, prima di addormentarti? Vedrai che se sarai più in contatto con i sentimenti più profondi espressi nella musica che ti consiglio, ti preoccuperai meno di ciò che gli altri pensano di te, la tua mente sarà più calma e lavorerà meglio per te”.
L’idea gli piacque e si divertì a scaricare sul suo cellulare i brani musicali che gli avevo indicato. In effetti, nei mesi successivi divenne notevolmente più calmo e il suo rendimento scolastico migliorò. A distanza di anni, ho ancora la sensazione che tutta la musica a cui è stato esposto durante l’infanzia lo abbia aiutato nel suo cammino verso la maturità di adulto.
Nei miei anni di gioventù, è stato il mio cuore, molto più che la mia mente, ad iniziare a percepire la possibilità di una coscienza più grande dell’ego, un tempo apparentemente inestricabile. Quando ho iniziato a leggere di Swami Sri Yukteswar, c’era una consapevolezza basata sul cuore, una sensazione di antichi ricordi evocati da quelle storie sul grande Gyanavatar.
La stessa sensazione si verifica tuttora quando Swami Sri Yukteswar avvolge la sua aura intorno a me attraverso il libretto che ha scritto e a cui sono dedicati questi blog. Anche se non posso affatto affermare di comprendere ogni parola della Sacra Scienza, sento che la sua luce di saggezza spiritualizza gradualmente gli atomi del mio cuore. Divento entusiasta; mantengo il mio entusiasmo sforzandomi di seguire le sue istruzioni; coltivo il desiderio di rivolgermi all’interno. Sviluppo la devozione.
La devozione, come ci insegna Sri Yukteswar, è il desiderio del cuore di connettersi con le realtà interiori dell’anima, e in particolare con il “nord” o polo positivo del sesto chakra, l’ajna chakra – l’occhio spirituale, noto anche come “terzo occhio”, nel punto tra le sopracciglia. Lo chiama anche Bhakti Yoga e lo descrive come segue:
Con questa (…) concentrazione di sé sul sistema sensoriale (la spina dorsale centrale da cui partono i nervi che portano ai cinque sensi), l’uomo viene battezzato o assorbito nel flusso sacro del Suono Divino. Questo battesimo è chiamato Bhakti Yoga. In questo stato l’uomo si pente; allontanandosi, cioè, da questa grossolana creazione materiale delle tenebre, Maya, risale verso la sua Divinità, il Padre Eterno, da cui è caduto…
La nostra percezione dell’esistenza si espande quindi gradualmente oltre i confini abituali dell’ego, e l’amore naturale del cuore, come lo chiama il Gyanavatar, comincia a manifestarsi. Nella vita, può mai esistere un processo più appagante?
La vita può anche offrirci intense esperienze di amore umano. Ma se queste esperienze non sono accoppate con le realtà interiori dell’anima, rischiano di lasciarci vuoti o afflitti da sentimenti di tristezza e nostalgia. In questo modo non cogliamo il punto: non sentendo ciò che può realmente soddisfare il nostro bisogno d’amore, diventiamo bisognosi.
Forse è questo il motivo per cui tanti grandi romanzi si concludono con il matrimonio anticipato dell’eroe e dell’eroina. Il più famoso classico italiano, intitolato in inglese “The Betrothed” (I Promessi Sposi), termina poco prima delle nozze. Dopo il matrimonio, le realtà quotidiane della vita familiare e le difficili contrapposizioni con il mondo materiale richiedono profondità e un intenso sforzo spirituale – una conclusione meno accattivante per un buon romanzo sentimentale.
Eppure è la nostra vita sentimentale che può insegnarci di più sulla natura dell’amore, non semplicemente come una fugace storia d’amore o un’unione fisica, ma come uno stato di coscienza. Sposati o single, con figli o senza figli, questo stato di coscienza può diventare il nostro, con ogni sforzo che compiamo per sviluppare la devozione.
[1] La Scienza sacra, di Swami Sri Yukteswar Giri. Ed. Astrolabio, Roma (1994)
3 Comments
Meraviglioso e profondo. Una vera carezza all’anima in questi tempi così complessi. Grazie Darshan.
Priya
Grazie con tutto il mio cuore , infinitamente, umilmente: grazie
Emanuela
Grazie Darhan, ti chiedo una cosa: puoi scrivere sulla chat dei kryianan o dove vuoi tu una playlist anche per noi da ascoltare a letto la sera? grazie mille????????