Anni fa fui coinvolto nella fondazione di un centro Ananda a Roma. Sebbene non avessi quasi nessuna esperienza nell’iniziare un’opera pubblica come questa, il mio entusiasmo era intenso e sincero, ma non sempre tenuto sotto controllo.

Yogananda ci incoraggia a interiorizzare il nostro entusiasmo spirituale, di applicarlo con giudizio, perché possa aiutarci allo stesso modo in cui viene usata correttamente la dinamite: per scavare tunnel attraverso i tanti strati dell’ego, verso il centro del nostro essere.

Era qualcosa che dovevo ancora imparare.

Anche i miei condiscepoli erano sinceri, ma far combaciare le nostre personalità era un “work in progress.” La cooperazione armoniosa, indispensabile per la costruzione di un’opera spirituale, offre la prova quotidiana del grado in cui il singolo devoto ha trasceso il proprio ego. Egli può provare una profonda calma durante la meditazione, per poi scoprire che nell’interazione con altre persone quella calma vola via fuori dalla finestra, e che l’Ego compiaciuto si fa avanti per prendere il comando.

In un’occasione rivendicai la mia anzianità: esponendo le mie idee per un progetto, rilevavo che io ero stato con Ananda Europa sin dai suoi inizi, che io avevo incontrato Swami molti anni prima, ecc. La presunzione era espressa più dal tono della mia voce che attraverso le mie parole, e mentre parlavo sentivo scendere il livello di attenzione dei miei condiscepoli. Dopo un breve silenzio, uno di loro disse ironicamente: “Andiamo avanti con il prossimo punto.”

In seguito mi resi conto della meschinità di questo atteggiamento: affermava l’ego e mi rendeva incapace di relazionarmi con amore alle realtà degli altri, cosa che la mia anima desiderava fare; degradava anche la mia sintonia interiore con lo stesso Swami, il che era ancora più doloroso. Swami aveva sempre definito l’armonia come uno degli obiettivi principali di Ananda: la presunzione rappresentava una formidabile barriera al raggiungimento di tale obiettivo.

Tuttavia, le preghiere di Swami per i nostri sinceri sforzi di cooperazione e la grazia del Maestro ebbero la meglio: si organizzarono meditazioni, satsang e kirtan, furono formati insegnanti, e ormai, grazie alla costanza dei suoi fondatori e membri principali, Ananda Roma è diventata un importante centro, in Italia, per la diffusione degli insegnamenti di Paramhansa Yogananda.

C’è anche un bisogno più universale di superare la presunzione: Dwapara Yuga significa la fine dell’istituzionalismo e l’ascesa dell’individuo. Nei secoli a venire diminuirà in modo significativo la fiducia delle persone nelle istituzioni, fino a quando, alla fine, l’unica sicurezza rimasta sarà la loro percezione intuitiva del grado di integrità degli individui con cui scelgono di associarsi.

Ananda ha un avamposto in questo processo evolutivo: le posizioni sono importanti solo nella misura in cui coloro che le ricoprono danno loro significato con la propria crescita spirituale, come canali di Luce. Qualsiasi cosa meno di questo, viene considerata irrilevante.

Ma agli albori del Dwapara (siamo solo al suo 121° compleanno) i ricordi del Kali Yuga e del suo rigido pensiero gerarchico e dogmatico sono ancora attaccati a noi. La presunzione, quindi, diventa una meschinità da superare a tutti i costi.

Ecco alcune considerazioni che potrebbero aiutarti in questo processo:

  • evita di parlare delle tue pratiche ed esperienze spirituali: mantienile intime, tra te e la Divina Madre;
  • cerca di renderti utile e, indipendentemente dalla posizione che occupi, dissolvi il tuo ego nel flusso del servizio;
  • nel tuo ambiente lavorativo prega per i tuoi “superiori” come per i tuoi “subalterni,” e impara ad ascoltare tutti con uguale e piena attenzione;
  • se rivesti una posizione importante, cerca di trovare anche piccoli modi invisibili per servire, e non parlarne;
  • fai della meditazione un atto di ascolto, e poi applica quell’ atteggiamento nella tua cooperazione con gli altri;
  • medita spesso sulla feroce critica di Gesù ai Farisei e sulle sue parole: “i primi saranno ultimi, e gli ultimi saranno i primi. “

In ultima analisi, superare la presunzione è un modo per esplorare e proteggere i nostri sentimenti più profondi e intimi nei confronti della Divina Madre, del Guru e dei nostri cari: una via sicura verso la vera felicità.

One Comment

  1. mm

    Grazie sinceramente un articolo interessante, che lascia fluire il cammino che ogni essere ha da svolgere….. illuminante e accogliente.

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