Molti anni fa stavo cercando un luogo dove potermi conoscere meglio. Ero sicura che ci fossero delle situazioni oggettive che mi impedivano di esprimermi totalmente, ed ero anche sicura che quella che si stava manifestando ai miei occhi non era la mia più intima realtà, quella più vera.

Ho sempre creduto molto in me stessa e questo pensiero è stato il solo che mi ha salvato e che mi ha permesso poi di brillare e di esprimermi. Ancora oggi sento che questa mia luce non si è espressa del tutto, adesso ne vedo solo un bagliore, ma so che sono sulla giusta strada. Come faccio a saperlo? Grazie alla grande fede che ho nei miei Maestri, in Dio e nella Madre Divina.

Ed è stata questa fede che all’età di diciannove anni mi ha condotto presso una libreria di periferia, uno di quei negozi dove appena si entra si sente l’odore dei libri per quanti ce ne sono e dove si trovano letture ricercate e alternative alla solita offerta commerciale della grande distribuzione. Mi reco di fronte ad uno scaffale e prendo il libro “L’altro volto di Gesù” di Givaudan. Insieme a questo libro però, la mia attenzione è attratta da un altro testo, con la copertina marrone e la figura di un uomo che non avevo mai visto ( almeno non coscientemente in questa vita fino a quel momento ). Era Paramhansa Yogananda. Come molti altri momenti, anche questo istante era velato dalla dualità. Prendevo questo libro in mano, lo guardavo….poi lo riponevo. Lo riprendevo, e lo riponevo..indecisa se acquistarlo o meno. Cosa è accaduto? Bhè, la risposta è semplice: la luce e il magnetismo del Maestro sono venuti a casa con me.

Lessi per primo l’Autobiografia di uno Yogi e, profondamente affascinata e felice di leggere un testo scritto da una persona che sembrava racchiudesse la risposta ad ogni mio desiderio, quando giunsi al capitolo “ Il Kriya Yoga “ all’istante seppi che era quello che stavo cercando.

Un minuto dopo ero su google digitando le parole: “Yogananda Kriya Yoga” ed è comparsa la fotografia del Tempio di Luce di Ananda Assisi e questo posto affascinante di nome  “Ananda”. Dopo soli sei giorni ero qui! Ricordo bene che amavo le persone di questo luogo, mi piacevano, erano gentili e amichevoli, mi sentivo in mezzo a tutti i miei amici.

Ma ciò che più mi colpì, ciò che mi fece capire di essere arrivata in quel posto che stavo cercando, dove avrei potuto esprimermi e dove mi sentivo a casa fu quando entrai per la prima volta nel Tempio di Luce. Era domenica e si stava preparando per la Cerimonia della Luce. Appena varcai quella porta blu cobalto e appena respirai per la prima volta l’atmosfera di questo Tempio, capii di essere giunta a casa. Mi colpì la pace di questo luogo meraviglioso, la gioia, la profonda sintonia che sentivo con tutto ciò che mi circondava, con quei Maestri che ancora non conoscevo bene, e con Gesù che finalmente potevo osservare non dolorante e crocefisso, ma in volto, potevo guardarlo negli occhi, vederne i lineamenti, capire la sua personalità. Che sollievo e che gioia per un’anima sensibile come me, poter vedere quest’uomo che aveva accompagnato la mia infanzia e la mia adolescenza, finalmente sereno.

Da quando vivo qui mi è stato affidato un servizio molto speciale: realizzare il Tempio della Gioia. Trovo che sia un servizio emblematico e pieno di significato, specialmente per me, che ho scoperto di appartenere a questo luogo e a questa grande famiglia spirituale nell’istante in cui ho messo piede per la prima volta nel Tempio di Luce. I luoghi sacri hanno molto da raccontare e da trasmettere. Come ogni ambiente, come ogni abitazione, i templi emanano un’ energia che è diversa di luogo in luogo. Perfino ad Assisi, luogo ricco di chiese e basiliche dedicate a diversi santi, ogni chiesa ha una sua particolare vibrazione. Anche Moksha Kutir racchiude nel suo intimo le vibrazioni di Swamiji e la profonda amicizia che ha sempre dimostrato nei confronti di tutte le persone che incontrava.

Ogni giorno, a fine giornata, faccio un pellegrinaggio al Tempio della Gioia, è il mio rito quotidiano per stare in sintonia con questo luogo sacro, per assaporarne le vibrazioni e portarle nella mia vita. Si è vero, ancora siamo in una fase iniziale e ancora non si nota la sua struttura, ma per me è già molto più che chiaro il ruolo che avrà per il mondo e per questa comunità: quello di portare gioia dove ancora la gioia non c’è, in quei luoghi in cui forse è stata tolta, dove forse non è ancora esistita e dove va creata, in quei luoghi ancora sconosciuti dell’animo che sono chiamati finalmente a risvegliarsi. E’ una nuova era quella che si sta aprendo, per viverla occorreranno coraggio e pazienza, ma sono certa che sarà una sorpresa luminosa e colma di gioia per ognuno di noi. Serve solo avere fede.

Nella Gioia di ciò che ancora è a noi sconosciuto,
Sāvitrī

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