FRANCESCO, la gioia del risveglio

Francesco, la gioia del risveglio, lo spettacolo teatrale diretto da Giacomo Campiotti e interpretato dalla Compagnia Ananda Assisi Community, prosegue la sua tournée; lo scorso week end è stato presentato a Roma con grande successo di pubblico.
Ma come è nato, quali sono gli intenti e gli scopi e come è vissuto e sentito lo spettacolo da coloro che vi prendono parte?
L’idea che ha portato alla creazione, in primis della compagnia teatrale e alla realizzazione dello spettacolo in seguito, era quella di creare una relazione più solida e armoniosa fra i vari membri del team di Terre di Luce. Il palcoscenico è in grado di realizzare questa magia: le prove, lo scambio di idee, i problemi e le soluzioni, uniscono in un abbraccio armonico coloro che vi prendono parte. Nel caso specifico poi, ciò che ha fatto un’ulteriore differenza, che ha cesellato e permeato il lavoro di tutto il gruppo, è stata la struttura stessa dello spettacolo.
Costruito come un insieme di scene in cui, ad essere importante non è l’ordine lineare della narrazione, quanto piuttosto la suggestione, l’emozione che quel particolare momento della vita di San Francesco è in grado di suscitare, lo spettacolo segue un percorso narrativo ben preciso: condurre lo spettatore verso un unico grande tema che sottende tutta la vita del grande Santo: la rinuncia.
Un’altra grande sfida, per i nostri attori, è stata quella di interpretare ruoli diversi nella stessa rappresentazione: il lebbroso, l’angelo, la vedova, i confratelli, i cittadini, i mercanti, in pratica uno spettro delle tante personalità che hanno costellato la vita di Francesco. Questa situazione ha richiesto duttilità, elasticità e grande flessibilità, ha significato aprirsi ai vari ruoli richiesti evitando di focalizzarsi su un solo sguardo, su un solo sentire e, a livello scenico, la sensibilità di occupare lo spazio del palcoscenico in maniera diversa in base al ruolo interpretato.
Mutare i gesti, gli sguardi, i toni vocali, significa essere presenti, trovare il proprio tempo e il proprio ritmo ma rimanere, nello stesso tempo, all’interno dello spettacolo accordando il proprio ritmo con quello altrui, come i diversi strumenti di un’orchestra ben affiatata. Una magia sottile che permette di trasmettere al pubblico l’ispirazione e la grazia di una vita dedicata interamente a Dio, che porta alla luce i vari aspetti di una dedizione e una devozione completa, consacrata a percepire, amare e servire il divino.
Per chi lo vive e lo rappresenta ma anche per chi lo fruisce, Francesco, la gioia del risveglio è un’esperienza non solo bella ma profondamente ispirante, perché è qualcosa di più di un semplice spettacolo; è compenetrare la vita del grande Santo, è sentirlo vicino, così vicino da riuscire a percepire le ragioni delle sue scelte.
Un’ultima riflessione riguarda Giacomo Campiotti, il regista. Il suo modo di guidare attori, tecnici e tutto il team è qualcosa di speciale: seguendo la sua visione, offre una guida sapiente in grado di condurre ognuno, attraverso la propria personalità e le proprie doti, al risultato finale. Un lavoro svolto con tanta umiltà e grande chiarezza, in grado di fare emergere da ogni situazione esattamente ciò che deve.