I pellegrini raccontano le loro storie
Pellegrinaggio della comunità in India – Parte 2: Kolkata
Puri – Calcutta viaggiamo in treno
Suryani: All’alba del 10 febbraio 2024, lasciamo Puri, un po’ assonnati ma carichi di entusiasmo e con lo spirito super elevato. Come dei bravi soldati ci avviamo alla stazione dei treni e dopo una breve attesa ci suddividiamo in due diverse carrozze. Un gruppo di noi riesce ad avere dei posti in una sorta di salotto al centro della carrozza, questo ci permette di colloquiare ma sin dall’inizio decidiamo di cantare e il viaggio si trasforma subito in un bellissimo film con colonna sonora tratta dai brani di Yogananda e Swami Kriyananda.

Kirtan in treno
E’ subito festa e anche se da un primo istante le facce degli altri passeggeri sembrano stupite, alla fine scopro, guardandomi in giro, che quel disappunto si è subito trasformato in uno splendido e naturale sorriso su cui aleggia spensieratezza e leggerezza che solo un improvvisato kirtan poteva creare. I tavolini sono imbanditi di dolci tipici indiani che abbiamo ricevuto in regalo dai nostri amici di Delhi, ognuno di noi si presta ad offrire quello che ha nel proprio zaino e tra un canto e l’altro come niente passano tre ore.
L’atmosfera è molto bella, carica di gioia e tante facce sorridenti, mi viene in mente subito la frase di Yogananda, cantare è come vincere metà della battaglia. E’ infatti, nonostante il viaggio sia molto lungo noi cerchiamo subito di elevare i nostri animi e affrontare al meglio quest’avventura che con grande meraviglia si trasforma in un meraviglioso film dove la natura fa da padrona ad una terra ricca di verde e di acque che circondano questo meraviglioso continente.
Nagendra Nath Bhaduri(Bhaduri Mahasaya) Il santo che levitava
Gloria: A Calcutta, a pochi isolati di distanza dalla casa del Maestro, esiste l’abitazione ed ashram di B.M., il santo che in estasi levitava. Non sapevo niente di lui, soltanto mi ricordavo dall’ Autobiografia di uno Yogi,che il giovane Mukunda andava spesso a visitarlo considerandolo un grande santo con uno splendido senso dell’umorismo.

La dea Kali
Appena prima che il nostro gruppo entrasse nella sua casa ed ashram, stavo parlando con un’amica di un modo con cui la dea Kali, dea della distruzione e della rinascita, viene dipinta: feroce e senza pietà verso la falsità dell’uomo e i nemici della Verità Divina. Entrando nell’ashram, disposto in 2 piani, prima siamo andati al piano superiore dove il santo aveva vissuto senza mai uscire di casa negli ultimi vent’anni della sua vita. Inaspettatamente ho avvertito una profonda calma e leggerezza interiore, un’atmosfera benedetta, impregnata di Luce.

Camera da letto di Badhuri Mahasaya
Andando poi al piano inferiore mi sono seduta davanti alla statua della dea Kali che B.M. venerava. Il santo, che solo pronunciando il nome di Dio o cantandone la Sua gloria andava in profonda estasi,praticava il Bhakti Yoga, considerandolo il percorso più facile e sicuro per realizzare Dio. In quella stanzetta semi oscura, di fronte alla statua della dea, ho percepito per la prima volta la qualità d’amore incondizionato che è l’essenza e l’altra faccia di Kali, da un lato oscura e dall’altro folgorante di luce; al di sopra del bene e del male. Nel profondo di quella che puo’ sembrare la più difficile delle sfide. Lei è Amore.
Leggendo poi la biografia di Maharshi Nagendranath, ho realizzato come l’energia, la luce del posto in cui ha vissuto, trasmettono senza parole tutta la sua storia ed unione con Dio.
La Casa del Maestro
Dhuti: La famiglia di Sananda Lal Gosh
- Sananda fratello minore di Yogananda (terzo figlio)
- Harekrishna, terzo di quattro figli, figlio maggiore sopravvissuto di Sananda, sposato con Anjali
- I suoi figli Somath (figlio) e Papia (figlia)
- Somath ha sposato Saritha e dalla loro unione sono nate due figlie, Sudharshana e Sulagna.
- Suddo è l’unico figlio di Sudharshana e di suo marito Diptiranyan.
La casa del Maestro mi ha sempre affascinato. La prima volta che ci sono andata in pellegrinaggio, nel 2012, ci siamo fermati davanti alla casa e mi sono seduta in autobus a guardare fuori dal finestrino. Mi sono commossa fino alle lacrime. Continuavo a pensare: “4 Garpar Rd, 4 Garpar Rd!”.

4 Garpar Rd
Da allora mi sono recata lì diverse volte e sono diventata amica di Sarita. Il tempo speciale che abbiamo trascorso questa volta è stato come una visita di famiglia e ho sentito che il suo era molto aperto nei nostri confronti. Sono stata molto toccata dalla sua energia. Ho potuto meditare nella mansarda del Maestro più a lungo di altre volte e quindi sono riuscita ad andare più in profondità.

I pellegrini insieme a Sudharshana, Somnath, Saritha e Suddho
Lei ha condiviso con noi molte belle storie, alcune che non avevo mai sentito prima. C’era sua figlia Sudharshana e anche suo nipote Suddho, che sta portando avanti l’eredità del Maestro al 4 di Garpar Rd. È un bambino di 4 o 5 anni, carino, intelligente, brillante ed energico. È stato molto orgoglioso di mostrarci alcune delle foto nelle diverse stanze. Abbiamo trascorso del tempo nelle stanze del padre del Maestro, guardando le foto e ascoltando altre storie. Abbiamo mangiato un ottimo pranzo cucinato da un membro della famiglia che si occupa di eventi. Lei è imparentata con il lignaggio di Bishnu, il fratello del Maestro. Saritha mi ha chiesto di portare qualcosa a Serampore, a suo fratello/cugino Durlov acquisito, che è il nipote di Ananta. È bellissimo vedere l’amore tra i membri della famiglia.
Il Maestro è vivo e fortemente presente nella sua famiglia, e soprattutto al 4 di Garpar road, vivo con la presenza di molti santi! E presto saranno tutti in visita in Italia!
Tulsi Bose
Suryani: Uno dei luoghi che ho rivisitato con piacere è stata sicuramente la casa di Tulsi Bose, amico d’infanzia di Mukunda Lal Gosh. Era l’11 febbraio 2024 e con tutto il gruppo dei pellegrini ci rechiamo in una strada parallela a 4 Gulpar Road.
Oggi questo luogo è diventata un associazione Ananda Sangha Kolkata che ha lo scopo di offrire la possibilità di visitare un luogo sacro dove il grande Guru Paramhansa Yogananda ha trascorso molti anni a meditare e a diffondere le tecniche del Kriya yoga.

Manash; Gurupriya si trova sullo sfondo, all’ingresso.
Lì abbiamo incontrato Manash e Gurupriya. Tulsi Bose aveva una figlia di nome Hassi. Manash è il figlio di Hassi e Devi Mukherjee. Manash è cresciuto nella casa di Tulsi Bose e ci ha raccontato molte belle storie.
Una delle storie più belle che ricordo è quella di come Mukunda (Yogananda) ha conosciuto il suo amico Tulsi Bose.
“Un giorno mentre Tulsi Bose si stava allenando nella corsa nota che un esile ragazzino lo stava fissando, non era la prima volta che lo notava ma quel giorno, Tulsi decise di avvicinarsi a lui e gli chiese come mai continuava a fissarlo. Yogananda allora risponde: vedo che ti alleni tutti i giorni e vorrei sfidarti a fare una gara di corsa.
Tulsi lo guarda e pensa ma perché questo piccolo ragazzino scheletrico vuole sfidarmi?
Un po’ per gioco un po’ per curiosità accetta ma viene subito battuto da Yogananda. Tulsi allora chiede la rivincita e per altre 5 volte viene sconfitto; allora chiede al Maestro: ma come è possibile? come fai a battermi se non ti sei mai allenato e se sei così esile?
Yogananda allora gli risponde domani mattina alle 4:30 vieni a casa mia perché così lo scoprirai”
Fu così che i due iniziarono la loro amicizia che durò per tutta la loro vita, ancora oggi dentro quelle mura è possibile sentire quella potente vibrazione creata attraverso le profonde meditazioni di quei due ragazzini che con fede e determinazione hanno adempiuto allo scopo della loro vita: praticare e diffondere le tecniche del Kriya Yoga.
Durga: La casa di Tulsi Bose custodisce molte reliquie, come il Tridente del Mahavatar Babaji e il letto in cui dormirono Yogananda e Swami Sri Yukteswar.
Manash ci ha raccontato che i membri della famiglia dormono in questo letto quando sono malati perché contiene poteri curativi.

Il letto di Yogananda
Sono entrata personalmente in contatto con questo letto sacro. Per diversi giorni ho avuto problemi all’intestino e non riuscivo a mangiare nulla. Un’ora in questo letto e sono tornata in salute. Sono molto grata alla famiglia di Tulsi Bose per aver aperto la casa ad Ananda in modo che tutti i discepoli di Yogananda possano vedere queste reliquie.
Serampore
Suryani: Da Calcutta facciamo un piccolo viaggio fino ad arrivare a Serampore che dista circa 1 ora di viaggio in pullman. Serampore è un tranquillo villaggio attraversato dal fiume Gange ma è anche un luogo dove sono avvenuti importanti eventi della vita del nostro amato Guru Paramhansa Yogananda.
Yogananda ha trascorso la sua giovinezza nell’ashram del suo Guru Swami Sri Yukteswar, è stato il luogo dove lui ha visto per la prima volta Mahavatar Babaji sotto l’albero di banyan ma è anche il luogo dove oggi risiede la famiglia di Durlabh Lal Gosh nipote di Ananta Lal Gosh fratello maggiore di Paramhansa Yogananda.
Ashram di Serampore (Sri Yukteswar)
Giampi: L’ ashram di Sri Yukteswar a Serampore brillava di luce, , appena dentro ho tolto le scarpe e proseguito a piedi nudi sul prato soffice del giardino ..un’ occhiata a destra al terrazzo famoso dell’ autobiografia di uno yogi e poi dentro all’ interno.
Ci siamo seduti al fresco dopo aver cantato, davanti alla foto del grande Swami, ho chiuso gli occhi e tanta dolcezza mi ha pervaso il cuore, come già era accaduto nel suo ashram a Puri. Ho percepito la sua parte dolce e protettiva,
Sebbene molte volte vedendo il suo sguardo severo al tempio, mi senta un po’ a disagio, come se percepissi il suo rimprovero per i miei lenti progressi spirituali;)
Comunque tornando al racconto…sono entrato quasi subito in una profonda meditazione ed ho avuto una visione molto nitida di una città indiana antica mai vista, ed inerpicata su un colle, in cima oltre i tetti dei templi ho visto una luce, capivo che era una luce particolare e già sentivo un’ emozione , poi guardando alla destra, una mulattiera lastricata in leggera salita, da lì a poco in cammino rivolti a monte ho visto i maestri. Mentre li ho raggiunti si sono voltati di un poco a guardarmi, in quel momento oltre alla visione dei loro occhi compassionevoli ho percepito la forte vibrazione di amore divino.
È stato un momento così intenso e vero che mi sono commosso fino a singhiozzare di felicità, ma anche di malinconia, finché la visione non si è dissolta.
Sono davvero grato per questa esperienza.
Serampore Ghat
Madri: Noi siamo gente che ama il riparo degli alberi … questa frase pronunciata da Babaij ha sempre risuonato nel mio cuore, mi ha fatto sentire Babaji un pò più vicino, più accessibile. Quanto c’è di più naturale nel trovare riparo all’ombra di un grande albero, sentire la sua protezione, la sua aura, la sua presenza maestosa. Buddha stesso ha avuto l’illuminazione ai piedi di uno di essi.
L’albero di cui sto per raccontare è essere molto speciale, benedetto dalla presenza di Babaji, Swami Sri Yukteswar e i discepoli di questo grande Guru. È un banyan tree, pianta che cresce nel continente Indiano, una creatura imponente, centenaria, la cui forma unisce terra e cielo, con le sue ramificazioni che cadono dall’alto e si uniscono al terreno creando un tutt’uno, in una continuità che ricorda l’infinito.
Il ghat di Serampore ospita il banyan dove Babaji si è manifestato al nostro param Guru ringraziandolo per aver scritto il testo che noi conosciamo come La scienza sacra.
Sri Yukteswar a quel tempo era un giovane discepolo “ in formazione” come diremmo oggi… ed era così emozionato dalla presenza del Grande Maestro che dopo essere ritornato al Ghat per portare dei dolci di benvenuto -come abbiamo potuto sperimentare, l’ospitalità indiana è meravigliosamente generosa e amabile al palato-, non avendo Babaji accettato l’invito di recarsi a casa di Sri Yukteswar, al suo ritorna sul Gange, appunto non riesce a vederlo, perché la sua mente è troppo irrequieta.
Il nostro pellegrinaggio ci ha condotti proprio in quel punto sacro, e anche la nostra mente, purtroppo ancora irrequieta, non ci ha permesso di vedere Babaji nel corpo, ma la devozione del cuore e la meditazione ci ha permesso di sentire la Sua presenza, sotto il banyan, sulle rive del Sacro Gange.
Per un momento il tempo si è fermato, un senso di espansione e una vibrazione sacra ha preso il sopravvento, il mondo materiale è diventato meno evidente e la realtà sottile dello spirito è divenuta vivida e tangibile.
Ci siamo inchinati al Sacro Altare di foglie e cantando Aum siamo rientrati a Calcutta.
Jai Babaji
Serampore: Visitiamo al nipote di Yogananda
Suryani:
La famiglia di Ananta Lal Gosh
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La famiglia di Ananta Lal Gosh
Ananta fratello maggiore di Yogananda
- Ramkrishna, figlio unico di Ananta, sposato con Meera e da cui sono nati Durlabh e Krishna.
- Durlabh sposa Babu e dalla loro unione nasce Ishan.
- Ishan è l’unico figlio di Durlabh e Babu, e ha un figlio di nome Pupu.
Durlabh e la sua famiglia ci hanno invitato a pranzo nella loro casa ma quello che ci aspetta è molto di più di un buon pranzo indiano come le storie della loro famiglia e di Paramhansa Yogananda.
Ci accolgono in una bella casa singola dove al primo piano si trova una grande sala da pranzo, e due camere da letto. Siamo circa 40 persone e non riusciamo ad entrare tutti nella sala quindi ci sparpagliamo un pò ovunque. Ci guardiamo intorno per trovare tracce del nostro guru Paramhansa Yogananda e della sua famiglia, la casa è arredata semplicemente ma è ricca di ricordi e oggetti molto speciali, quali un grande dipinto con la figura di Yogananda, una vetrina con oggetti che apparentemente non hanno un grande valore ma che ricordano la vita del nostro Guru.
Dopo aver mangiato un buonissimo pasto tipicamente indiano con Riso basmati condito con Ghee, anacardi e cumino, un dhal di lenticchie e delle verdure molto speziate accompagnate da un chapati speciale e per finire un buon dolce tipico dell’india ricco di latte e mandorle adornato da una carta argentata. Ishan, figlio di Durlabh inizia a raccontare alcune storie della nonna Meera, moglie di Ramkrishna. Meera era da principio la promessa sposa scelta da Bhagabhati Lal Gosh per Yogananda, quest’ultimo si rifiutò di sposare Meera perché voleva diventare un Sannyasi ossia un rinunciante. Yogananda non sposò mai Meera ma vide in lei qualcosa di speciale. Infatti alcuni anni dopo è proprio lui a celebrare il matrimonio tra Meera e il nipote Ramkrishna.
Trascorriamo il resto del pomeriggio a chiacchierare e ad assorbire l’energia benedetta di questa semplice famiglia che ha la fortuna di appartenere ad una generazione di Santi. Quello che di sicuro porterò nel mio cuore è questa forte sensazione di essere a casa, infatti questa famiglia così umile è riuscita a lasciare nei nostri cuori una bellissima sensazione di famiglia allargata.
Dakshineswar
Prashana: La seconda tappa del nostro pellegrinaggio è stata Kolkata, la città della Dea Kali (Kali-Kata, dimora di Kali). In effetti fin dal viaggio in treno verso Kolkata ho sentito molto presente la vibrazione di questo aspetto della Divina Madre.
Durante la nostra permanenza in questa città abbiamo visitato il tempio di Dakshineswar, un luogo molto speciale dedicato proprio a Kali e citato nel ventiduesimo capitolo dell’Autobiografia di uno Yogi “Il cuore di un’immagine di pietra”. In questo tempio ha vissuto il grande maestro Sri Ramakrishna Paramhansa.
Per entrare al tempio abbiamo dovuto lasciare le scarpe, i telefoni e gli zaini sul pullman e recarci verso l’ingresso scalzi, solo con l’occorrente per meditare: liberi dal superfluo, più leggeri e radicati nella terra. La Madre Kali aiuta ad eliminare ciò che non serve.
Guidati da Kirtani siamo andati a meditare nella sala delle colonne dove meditò Yogananda, proprio di fronte al tempio interno in cui è custodita la murti (la statua) della Dea.
La sensazione era di essere al cospetto di un tale Potere che l’unica cosa da fare era arrendersi totalmente ed aprirsi per lasciarlo entrare nel cuore e in tutto l’essere. Non ricordo altro di quella meditazione, solo questo Amore travolgente che non potevo fare a meno di amare a mia volta.

Kali – Dakshineswar
Dopo un certo tempo in meditazione, l’attrazione era così forte che ho sentito di voler vedere più da vicino la murti per avere il suo Darshan (visione divina). Grazie ad alcuni del gruppo che erano già in fila sono riuscita nel mio intento nonostante mancasse poco alla chiusura.
È stato un momento folgorante di fronte a questa immagine di Kali bellissima e piena di luce, pochi istanti che rimarranno per sempre impressi nella mia coscienza, un attimo di infinito. Ricordo con quanta commozione ho guardato negli occhi e ringraziato il pandit che ha preso il fiore che gli porgevo e lo ha offerto ai piedi della statua, mettendo poi nella mia mano del prasad.
Rivisitazione di Santa Madre Teresa di Calcutta (“Le Missionarie della Carità”)
Thomas: Era circa cinque anni fa, quando ho prestato servizio presso le amorevoli Suore Missionarie della Carità.
Quando ne parlavo, e sicuramente lo facevo di tanto in tanto, chiamavo questa esperienza con molta disinvoltura “servire con Madre Teresa”, cosa che di tanto in tanto creava confusione perché in realtà lei è morta nel settembre del 1997 (a quel tempo avevo solo sei anni). Tuttavia, sentivo davvero di servire nel suo Spirito. Questa esperienza è stata, fino a quando non sono arrivato al sentiero del mio guru Paramhansa Yogananda, una delle esperienze più profonde e che più mi hanno cambiato la vita. Mi ha sicuramente trasformato molto e mi ha reso in parte la persona che sono ora. Senza di essa, chissà se avrei vissuto la vita che sto vivendo ora?
Per questo motivo, ero sempre molto ansioso di tornare un giorno nella sua congregazione a Calcutta, in India. E anche se non si trattava di un “soggiorno ufficiale” del nostro pellegrinaggio, io e alcuni dei miei cari Gurubhais abbiamo colto l’opportunità di vedere la sua congregazione per circa due ore.
C’era ancora la stessa amorevole Sorella a capo dei volontari e ci siamo subito riconosciuti… dopo cinque anni.
È stato un primo momento molto bello, seguito da altri meno toccanti.
Ho pensato: “Mi sono preparato bene per questo incontro”, anche se in realtà non ero del tutto preparato.
Lei capì subito che, ai suoi occhi, non ero più un “vero cristiano”. E sono seguite domande come: “Prendi i sacramenti? Vai alla Santa Messa? Ricevi l’Eucaristia?”, e così via.
Ebbene, ho risposto con calma che amo Gesù più che mai e che sono molto legato al mio caro San Francesco d’Assisi. Inoltre, le ho detto di non preoccuparsi, Dio è con me più che mai. Ma questo non l’ha fermata e mi ha dato tonnellate di materiale sugli insegnamenti della Chiesa. L’ho accettato, tenendola nel mio cuore come una persona adorabile. Faceva solo ciò che riteneva giusto e che rappresentava la sua realtà di verità.
Ma queste circostanze hanno in qualche modo ostacolato il nostro legame di cuore, culminato con le sue parole: “Non dimenticare la verità”.
Non mi ha particolarmente sconvolto, ma mi ha fatto sentire un po’ a disagio.
In poche parole, ho vissuto una grande esperienza e ho potuto fare una grande meditazione sulla tomba di Santa Madre Teresa di Calcutta. Ho sempre desiderato ardentemente di tornarci un giorno.
Ora ho capito che questo karma e questo desiderio di tornare da lei sono finalmente svaniti per sempre. Mi sento più libero e molto benedetto.
In Gioia
Durga, Madri, Dhuti, Thomas, Gianpietro, Suryani, Prashana e Gloria