FRANCESCO, la gioia del risveglio
Queste sono le testimonianze degli attori, dei tecnici, di coloro che hanno contribuito a portare lo spettacolo: Francesco, la gioia del risveglio, sulla scena e, in questo caso nel carcere di Larino, in Molise.
“Francesco, La gioia del risveglio” nel carcere di Larino.
Da quest’avventura teatrale mi porto a casa una consapevolezza più grande di cosa significa realizzare insieme un progetto di gruppo con circa 20 persone. Sono ancora una volta meravigliato come un progetto di gruppo, con persone dedite alla spiritualità, abbia degli effetti stupendi a tutto tondo verso tutti. Essere insieme, fare insieme, possono compiere miracoli nella vita, come dice Swamiji: “mani unite fanno miracoli”. Quindi grazie a ognuno che ha aiutato a realizzare il pezzo di teatro attuale e grazie ai Maestri e a Dio.
Sono molto grato a Giacomo per aver colto fin dall’inizio quest’opportunità e hai detto “Sì!” e grato perchè sei sempre aperto a chiunque hai davanti e costruisci il teatro con molta dedizione ed energia e con ogni persona disponibile. Grazie ad ognuno del gruppo teatrale per l’apertura ed il cuore generoso che permette a questo spettacolo di prendere forma e fare da ponte tra le vibrazioni divine e le anime pronte a riceverle.
Per tutti noi è stata ed è un’opportunità splendida per essere canali dal divino verso gli altri che ne hanno bisogno, fratelli e sorelle ovunque, di qualsiasi razza, ceto sociale, credo o religione, con qualsiasi condizione di vita, perchè il messaggio di San Francesco e dei Maestri è per tutti e può trasformare ogni persona che è aperta a ricevere.
Il teatro lavora su ognuno di noi a vari livelli sia individualmente che come gruppo. E’ un percorso di crescita dove siamo chiamati a guardarci dentro, a cercare la verità e ad esprimere con coraggio il nostro più alto potenziale, cercando nel contempo l’armonia con gli altri, dando lo spazio a loro di cercare, riconoscere ed esprimere il proprio più alto potenziale.
Quando ci siamo salutati domenica sera al nostro rientro ad Ananda, un’amica ha detto: “Ora ritorniamo alla nostra vita normale!”
In realtà dietro all’apparente normalità della nostra vita si cela una vita straordinaria, che possiamo e dobbiamo vivere perchè ci spetta di diritto ed è già nostra da realizzare.
La meraviglia non è quando tutto va bene o quando le cose vanno come vogliamo, ma quando riusciamo a cooperare con il flusso della vita in modo tale che armonia, gioia, calma e molto altro fluiscono attraverso di noi e intorno a noi.
🌟 Con tanta gratitudine 🙏 Gopala 🧡
Arrivando al carcere tutto sembrava complicato e decisamente stressante: 18 persone con le guardie carcerarie che cercavano di fare un po’ di ordine in ciò che potevamo portare dentro e non-lasciare i cellulari ed effetti personali fuori…. entrare tutti insieme… -poi si attraversa un giardino e si entra nella cappella contornata da sbarre comunque colorate…gialle…turchesi…
Lo spettacolo inizia e si scivola nel flusso, veloce, conosciuto e sempre nuovo, ricco…e poi la sorpresa finale per tutti noi, attori e spettatori: quando (all’inizio con una certa titubanza) siamo scesi nella platea e, cantando “Fratelli” di Swami Kriyananda, abbiamo invitato gli spettatori, i carcerati, le guardie (che sono state sempre amichevolissime con noi (alcuni erano grandi fans di Giacomo-Campiotti, il regista-) e la direttrice del carcere ad unirsi a noi cantando insieme sul palco. Dapprima sorrisi timidi…poi la gioia dei cuori aperti ad accogliere, dare e ricevere amore, una commozione profonda sentendoci realmente in Dio tutti “FRATELLI”
– Vinata e Gloria
Tutti noi abbiamo le nostre “prigioni”: l’orgoglio, il rimpianto, la colpa.
Eppure i grandi Maestri di ogni tradizione ci hanno spronato a fare dei nostri errori delle virtù. E così anche San Francesco e Yogananda. L’esperienza di rappresentare lo spettacolo “San Francesco, la gioia del risveglio” nel carcere di Larino (Termoli), in Molise, è stata un’opportunità speciale di vivere e condividere questo insegnamento a 360°, di entrarci anima e corpo e di uscirne profondamente trasformati. Il progetto di questo spettacolo è nato un anno fa, grazie al nostro regista Giacomo Campiotti, con l’intento di creare ancora più unione e cooperazione tra i membri del team Terre di Luce e ora si sta espandendo per diventare un messaggio di pace e amore dei Maestri in un mondo che è assetato di valori e principi luminosi e costruttivi. La gioia di esserne, insieme, umili canali ci dà la forza di raggiungere spazi ancora inesplorati, dentro e fuori di noi, per poter servire sempre più e sempre meglio come strumenti del Divino.
– Vinata
…e mi sono chiesta “a cosa serve non essere giudicati per 15 minuti quando poi, intorno a loro, c’è una pesante cintura di giudizio a 360°?”
Poi ho capito che, chi è riuscito ad aprire le persiane del proprio cuore e ha fatto entrare quel raggio di sole di Amore, di non giudizio, di accoglienza, ha ricevuto un regalo che si porterà per la vita e chissà, forse quel raggio ha depositato un seme che prima o poi germoglierà. C’era molto Amore e l’abbiamo percepito tutti ma solo stamattina l’ho riconosciuto come un “flusso di Amore neutro” libero da qualsiasi connotazione individuale, libero da condizionamenti, si ama e basta ed esso “andrà e farà”. Credo sia stato proprio questo libero flusso che ha scavalcato tutti gli stadi della normale comunicazione creando lo scambio da cuore a cuore. Come ha detto l’amico di Giacomo, “puoi solo avvicinarti col cuore”.
Grazie a tutti è stato bellissimo e intenso condividere tutto questo con voi angeli e grazie Giacomo per tutto quello che ci offri.
– Aanadi
È stata una emozione molto forte entrare all’interno del carcere, sapendo che molti sono passati di lì con la consapevolezza che quella per molto tempo sarebbe stata la loro “casa”.
Mi ha fatto piacere però, nel giardino, vedere una certa attenzione nel rendere questo spazio almeno un po’ più accogliente, con disegni e anche con simboli. Sopra un grande vaso per esempio accanto alla pianta c’era un bel cuore. E comunque c’era pulizia e ordine, così come nella Cappella che si era trasformata in un Teatro apposta per noi. Una Cappella dalle cui finestre entrava tanta luce… E che loro, soprattutto dove c’era il palco, come ci ha raccontato poi Giacomo nei nostri ultimi momenti li, si erano preoccupati di coprire una per una, sapendo che avremmo usato delle luci nostre. Ho sperato che potessero usufruire spesso di quello spazio, anche se, come ci siamo accorti, il più piccolo spostamento necessita di accompagnamento e guardia…. Forse le celle sono il solo luogo dove possono veramente raccogliersi. Una delle guardie, mentre stavamo aspettando di uscire stava raccontando che purtroppo non sempre c’è la possibilità, a causa della mancanza di spazi, che un detenuto possa stare da solo in cella. Molto spesso lo spazio deve essere condiviso con altri detenuti e questo rende il tutto ancora più difficile da dover sopportare.
Passando da un corridoio ho intravisto più volte un detenuto, con una maglia rossa, che camminava incessantemente nella sua piccola cella.Questo mi ha fatto ripensare che
una volta in un film su degli orango tango, c’era qualcuno che raccontava che la prigione spezza loro la mente. Quando vengono rinchiusi loro pensano continuamente alla loro vita in libertà fino a quando non impazziscono dal dolore… Noi, come uomini, nella stessa situazione, abbiamo la grande fortuna di cui anche il Maestro ha detto: solo gli uomini possono rivolgere i propri pensieri consapevoli a Dio,e siamo immensamente fortunati perché gli animali non hanno questa grande benedizione. Le esatte parole sono: Non sai quanto sei fortunato ad essere venuto al mondo come essere umano. In questo sei stato benedetto più di ogni altra creatura. Gli animali non sono in grado di meditare né di raggiungere la comunione con il Divino. Tu hai la libertà di cercare Dio, eppure non la usi.
Dall’Eterna Ricerca dell’uomo
E credo che per loro sia stato un dono immenso l’averglielo ricordato.
È fondamentale ricordare a chi non ci pensa più, ma anche a chi ogni tanto lo fa, che gli uomini possono trovare la pace e l’amore in Dio e per Dio, che possono cercare in sé stessi dei luoghi di ristoro dai dolori e dalle fatiche, e che, come è stato detto durante il cerchio di chiusura tutti insieme, mano nella mano: tutti noi sbagliamo, c’è chi sbaglia di più, chi sbaglia di meno, ma è importante non identificarsi con i propri errori. Ci sono sempre tante possibilità di diventare migliori, e la consapevolezza è molto importante. Mi ha colpito molto il ricordo di Nello(?) ( Non sono sicura del nome) che ha dedicato la sua vita al sostegno dei carcerati e di chiunque ne avesse bisogno. Lui ha raccontato che un detenuto che aveva conosciuto aveva trovato un modo di fare del bene, proprio così come poteva, pur essendo rinchiuso: aveva il compito di portare il cibo e altre cose agli altri, e così se sapeva che a qualcuno piaceva la mela per esempio, lui faceva di tutto per fargli avere una mela….se qualcuno voleva le sigarette lui faceva di tutto per fargliene avere…. e così via… Insomma cercava in questo modo di dare amore agli altri perché Nello gli aveva detto che per ricevere amore prima bisogna dare amore. Oppure un altro, che tutti evitavano e trattavano come un appestato: il suo crimine era la Pedofilia. Non poteva lui stesso sopportare se stesso, avrebbe voluto lasciare il corpo ma non ne aveva il coraggio. Da prima aveva cominciato a mandare amore a tutti quelli che passavano di fronte anche solo per un attimo alla sua cella, e poi un giorno incredibilmente qualcuno si era fermato e gli aveva dato il suo indirizzo, e hanno cominciato a scriversi. Anche lui si era sforzato di trovare un modo e la Madre Divina in un attimo gli è andata incontro… Mi ha fatto tanta tenerezza, soprattutto perché lo faceva con un atto di volontà forte.
Comunque la cosa che più mi ha resa felice è stata quella di aver sentito una grande apertura verso tutti e tutto. Era come se una grande onda di energia divina e di amore ci avesse portato lì e stesse cercando di travolgere tutti quanti al suo passaggio. Come un’Alluvione di Amore.
Quell’onda che poi, il giorno dopo, ci ha portato tutti insieme al mare…. Grazie per essere canali meravigliosi ( e sempre più bravi!!!) di gioia, di amore, di San Francesco e di Dio.
– Veronica
Quando immagino un detenuto in un carcere di massima sicurezza, vedo un uomo spietato, arroccato nella sua spavalderia. Ed era per questa ragione che all’inizio dello spettacolo di San Francesco nel carcere di Larino temevo di incrociare lo sguardo di quegli insoliti spettatori. Quando sono riuscita a farlo, ho avvertito un’onda che è salita dal cuore e non ha più smesso di bagnare i miei occhi perché hanno visto semplicità, come San Francesco predicava; hanno visto commozione che sgorgava da corpi energici e tatuati. Sono stata sorpresa dal mio pianto e dal bisogno di tenere fra le mie braccia chi, come me, piangeva. Si trattava di un uomo muscoloso salito sul palco per cantare con noi “Fratelli”, provato dalla sua vita. Mi ha sussurrato all’orecchio “grazie, siete i miei angeli. Io leggo la Bibbia e conosco la storia di San Francesco “. Penso continuamente a quell’uomo, alla sua resa davanti a noi. Ingenua, intensa, incontenibile. Un suo compagno gli teneva una mano sulla spalla ed io reggevo la sua testa nell’abbraccio perché si sentisse tranquillo e al sicuro. Sento una profonda gratitudine per San Francesco che ha mosso i nostri passi, per i Maestri che hanno permesso l’incontro delle nostre anime, per Giacomo, guida sapiente, per i fratelli e le sorelle di Terre di Luce che mi hanno accolta e che, come me, si sono fatti canali di un’unione profonda e indicibile.
– Lorena
Ho lavorato per diversi anni nelle carceri e perciò quella situazione intensa non mi era nuova, però è stata un’esperienza totalmente diversa, con una forza di luce “che spacca”
Lorena era commossa e piangeva ma me ne sono accorta solo quando una signora “delle autorità” è salita sul palco e l’ha abbracciata…
Anche un detenuto era commosso e piangeva dicendo “Voi siete angeli” e Lorena lo ha abbracciato…E questo abbraccio ha circolato tra noi, e la tensione delle guardie e dei detenuti si è stemperata in dolcezza, in sorrisi, in fratellanza, in un’attimo di abbandono.
Un detenuto ha detto: “Oggi mi sono sentito una persona nuova”
Tutti siamo stati nuovi e, fosse anche solo per un momento, tutti abbiamo vissuto un momento di “cielo”
Poi mi ha toccato quando Giacomo ha detto: “Tutti facciamo errori…ma noi non siamo i nostri errori”… “dentro di noi c’è uno spazio di libertà e di integrità che nessuno ci può togliere”… Mi sembra che ha centrato l’essenza ed abbiamo sperimentato che questo spazio esiste e che ci possiamo entrare…con la meditazione sì…ma poi insieme possiamo manifestarlo anche con il teatro e farlo toccare ad altri
Credo che questo spettacolo ha un dharma in sé, anche se per ora non riesce a raccogliere tanti soldi per TdL e a far conoscere Ananda, ed è quello di creare, attraverso il messaggio di Francesco e l’armonia che sta crescendo tra noi, un canale per l’amore di Dio, per tutti, anche per quelli che se ne sentono più lontani
– Vairagi