Il giorno del Moksha di Swami – con benedizioni dal laghetto delle tartarughe

Il giorno del Moksha di SwamiIl 21 aprile, meno di un mese fa, è stato l’ anniversario sacro, decennale, del giorno del Moksha, che commemora il passaggio nella Luce di Swami Kriyananda. Quel giorno mi è stata data una benedizione speciale, di cui è stato protagonista un membro del regno animale.

Era un perfetto pomeriggio di primavera. Ricco di simbolismi spirituali, lo scenario sembrava un omaggio a Swamiji – a tutti coloro che lo hanno conosciuto direttamente o attraverso i suoi scritti, i suoi discorsi, la sua musica, le sue foto e le sue comunità – come nostro amico e guida al di là del tempo.

Mentre guidavo verso il Rajarsi Business Park dell’Ananda Village, ho notato qualcosa in mezzo all’asfalto nero della strada. Assomigliava in modo sospetto ad una tartaruga di dimensioni giovanili. Ed è proprio quello che era! Benché fosse ben mimetizzata dal suo guscio leggermente rugoso, la piccoletta era tutt’altro che al sicuro lì. Parcheggiai l’auto fuori dalla strada, scesi e mi avvicinai a lei.

La collocai su un pezzo di cartone per trasportarla per qualche metro fino alla sua casa, il piccolo stagno, con la sua passerella panoramica. Abilmente, si raggomitolò con la testa, la coda e gli arti all’interno del suo guscio. Le parlai con toni tranquillizzanti, accarezzandole il dorso dalle scaglie dure.

Mi chiesi se le tartarughe mordono o se potevo farle un leggero grattino sotto il mento (sì, possono mordere, e in modo piuttosto aggressivo quando si sentono minacciate). Forse questa era la sua prima esperienza di contatto con un essere umano, quindi feci del mio meglio per lasciarle una buona impressione della nostra specie.

Il messaggio di speranza di una tartaruga

Mentre tornavo alla macchina, mi vennero in mente queste parole della canzone di Swami:

Tutti i tuoi figli, Madre, ti chiamano,
senza sapere che è Te che chiamano.
Alcuni, attraverso le nebbie della loro inconsapevolezza,
feriti e doloranti, quando cadono,
si girano dall’altra parte. Ma chi può lasciarti?
Tu, la Madre di tutti noi!

Riflettei sul fatto che erano passati quindici anni dall’ultima volta che avevo avvistato una tartaruga che camminava, se così si può dire, su quella stessa strada. Quell’anno mio padre vide la sua ultima estate, prima che un cancro al pancreas al quarto stadio lo portasse via da questo mondo. Il suo trapasso fu tutt’altro che facile. Ed è proprio per questo che questa esperienza ha rappresentato una delle sfide più trasformanti della mia vita. Durante gli ultimi cinque mesi di vita di papà, fui la sua badante a tempo pieno. Ad un certo punto, feci una breve pausa per ricaricarmi, al Villaggio, prima di tornare a Los Angeles per aiutarlo nel suo viaggio verso il mondo astrale. Quei mesi preziosi sono stati il soggetto del mio libro, From Bagels to Curry:

“Con l’attuale distanza fisica da mio padre, sento che il nostro legame è ora al di là del tempo e dello spazio. Egli è sempre con me. (le”si chiudono?)

“E mentre torno a casa dal mio ufficio al Villaggio Ananda, dopo aver completato alcuni progetti di recupero, quella che sembra essere una grossa pietra in mezzo alla strada inizia a muoversi. Molto lentamente.”

Lo stagno delle tartarughe nel Ananda Village

“La tartaruga si dirige sulla strada asfaltata dal vicino Laghetto delle tartarughe. Mi fermo con l’auto sulla banchina di ghiaia e la faccio salire sulla mia cartellina, per riportarla in riva al mare. Mi guarda, si gira e non una, ma due volte, per paura istintiva, urina sui miei foglietti. Il mio atto di eroismo può essermi costato il blocco note, ma probabilmente le ha salvato la vita.”

“Qualche tempo dopo, mi imbatto nella strofa 2:58 del classico delle scritture indiane, la Bhagavad Gita: Quando lo yogi, come una tartaruga che ritira la testa e gli arti nel suo guscio, è in grado di ritirare la sua energia dagli oggetti delle percezioni sensoriali, dimora nella saggezza”.

“La mia preghiera silenziosa per mio padre è che possa godere di questo mondo… con libertà interiore”.

Benedizioni da oltre lo stagno

Nella bella mattina piena di sole della scomparsa di Swamiji, dieci anni fa, l’aria, nell’immobilità, sembrava trattenere il respiro. La giornata era quasi fin troppo perfetta. A quel tempo vivevo a sette minuti dal nostro Centro di Ananda in Italia, alla periferia della città santa di Assisi.

Il giorno del Moksha di Swami

Moksha di Swami 2013

Alle 8:00 del mattino, controllando la posta elettronica, trovai un messaggio di Lakshman, il segretario di Swami. Diceva, molto semplicemente, che Swami aveva lasciato il corpo. In quella mattina silenziosa, sembrava che la terra stessa si rallegrasse della sua libertà, con “la gioia nei cieli, il sorriso sulle montagne”, per citare il testo di un’altra delle sue canzoni.

Questi due eventi, entrambi inerenti alle tartarughe, avevano chiuso il cerchio, e il secondo era avvenuto nel giorno dell’anniversario della libertà definitiva di Swamiji. In qualche modo, il salvataggio della “tartaruga del Moksha Day”, che ha permesso alla tartaruga di vivere il resto dei suoi giorni, sembrava portare con sé un messaggio divino per tutti noi: L’anima non muore mai – per la tartaruga, per mio padre e soprattutto per Swamiji, la cui fondazione delle comunità di Ananda in tutto il mondo ha dato a migliaia di anime l’opportunità di vivere incarnazioni straordinarie, cercando sinceramente… “Te, la Madre di tutti noi”.

Il giorno del Moksha di Swami

Moksha Mandir

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