Nel periodo della mia tarda adolescenza feci una scoperta scomoda: avevo paura delle banche.

Questo fatto, di per sé, non doveva essere necessariamente un problema. Ma io e i miei amici stavamo viaggiando in paesi stranieri, e gli assegni speciali che portavo con me avevano bisogno della mia firma in banca per essere incassati. Quelle linee sfocate che le mie mani tremanti producevano, difficilmente potevano essere identificate come grafia umana, figuriamoci se potevano attestare la mia identità!

In qualche modo riuscii ad arrivare alla fine di quei viaggi avventurosi, ma per quanto ci provassi non riuscivo a capire da dove provenisse quella paralizzante paura.

Bene, se la paura fosse una cosa razionale, si potrebbe uscirne fuori con la sola ragione, giusto?
Il fatto è che tale paura è tanto intensamente disabilitante quanto completamente irrazionale, e anche si trovano spiegazioni ragionevoli per la sua esistenza, ciò non significa che è stata superata.

Da giovane violinista affrontai sfide simili: esperienze serene di espressione musicale potevano essere improvvisamente minacciate da una tempesta di paura del palcoscenico che comprometteva seriamente i movimenti naturali delle mie braccia e delle mie mani.
Come avrei mai potuto godermi qualcosa come una carriera musicale con una compagna così infida e indesiderabile al mio fianco?

Quando avevo ventiquattro anni, ebbi la possibilità di parlare del mio problema con Swami Kriyananda. La sua risposta, più che un consiglio, era una considerazione – semplice e calma.

Disse due cose:

–  Penso che se continuerai a suonare, col tempo supererai la paura del palcoscenico,
E:

– Pratica pranayama.

“Pranayama”, non molto tempo dopo, divenne il Kriya Yoga al quale fui iniziato da Swami stesso.

Nel corso degli anni, quando la mia vita interiore cominciava a svilupparsi, diventai sempre meno orientato alla carriera. La musica diventava semplicemente una forma di sadhana, un’opportunità artistica per sperimentare aspetti sottili del suono cosmico – Aum.
Comunicare un tale flusso musicale con gli altri poteva diventare un’esperienza puramente gioiosa.

Negli anni sono arrivato a considerare tutte le paure come forme di paura del palcoscenico: Dio è il drammaturgo, il regista è il Guru e noi, a nostra volta, siamo attori buoni o cattivi.

I bravi attori sono in grado di abbandonarsi completamente al flusso di coscienza dei loro personaggi.

Ma questo tipo di assorbimento non può avvenire se essi si perdono negli stati emotivi che mettono in atto, come la depressione, l’euforia, la paura e l’indifferenza.

Per agire bene è necessario uno spazio di libertà interiore. Se gli attori si identificassero troppo con le emozioni dei loro personaggi, la loro libera espressione verrebbe ostacolata e rischierebbero di scivolare in una cattiva recitazione.

Un buon attore è sempre felicemente consapevole di essere parte di un processo creativo: accetta e sperimenta le indicazioni del Guru e sente gli occhi amorevoli e fiduciosi del Drammaturgo che lo osservano.

Quindi la paura, in effetti, ci trasforma in cattivi attori.

La buona notizia è che può essere superata nel tempo, come dice Swami, se continuiamo a provare e se pratichiamo il pranayama.

Lo stile di insegnamento di Sri Yukteswar è stato spesso paragonato, dai migliori astrologi vedici di Ananda, al pianeta Saturno: lento, impassibile, autonomo, ma estremamente efficiente nell’assicurarci completamente che impariamo tutte le lezioni karmiche che la nostra follia passata ci ha imposto. Così la maturità che porta Saturno è irreversibile e diventa una base stabile, anche per gli stati più elevati di coscienza cosmica.

I precetti di Sri Yukteswar sono, in verità, solo due:
-Impara a comportarti bene! cioè: sii un bravo attore, sintonizzati con il Divino Drammaturgo e con il ruolo che Egli ha creato per te…
… e …

Lascia che il pranayama sia la tua religione!

Il Kriya Yoga, il più alto pranayama, ti aiuterà a creare e salvaguardare lo stato di libertà interiore di cui hai bisogno per svolgere bene la tua parte nel mondo. La vita diventa quindi un’esplorazione dell’infinita creatività di Dio, e la morte una gradita pausa tra le tue esibizioni.

L’ultima rassicurazione del Gyanavatar, se seguiamo i suoi precetti, non viene nemmeno pronunciata. Mentre lottiamo per le nostre esibizioni, memorizzando le nostre parti attraverso la pratica del Kriya Yoga, egli continua a cantare dolcemente nel nostro orecchio destro:

Non dovrai mai più temere nulla!
(You won’t have to fear anything anymore!, dal suo canto “Desire my great enemy”)

2 Comments

  1. mm

    Grazie molto vera e rassicurante….. spesso si cade…. È bello potersi rialzare con queste parole

  2. mm

    Grazie mille Darshan, prezioso come sempre, non vedo l’ora di prendere il Kriya yoga💗🙏

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