Anni fa, facevo parte di un piccolo gruppo che viaggiava in macchina da Ananda Village a San Francisco. Il viaggio era lungo, quindi ci fermammo per il pranzo in un ristorante lungo la strada. Una giovane ragazza adolescente che sedeva accanto a me, fu la prima a ricevere quanto aveva ordinato. Era un piatto di spaghetti invitante e appetitoso. 

Quando ​​gli altri ordini erano arrivati, ed eravamo tutti pronti per benedire il cibo e iniziare a mangiare, sentii un grido di disperazione accanto a me: “Oh mio Dio, non posso credere di aver finito il mio piatto in due secondi. Voi non avete ancora nemmeno iniziato! “

Guardai la mia amica. Stava arrossendo intensamente e cercava di coprirsi il viso con le mani. I suoi gesti esprimevano un intenso imbarazzo. In breve, mostrava tutti i terribili segni della vergogna.

Tutti cercarono di confortarla. Personalmente sarei stato l’ultima persona a giudicare qualcuno per il fatto di mangiare compulsivamente. Potevo capire molto facilmente il disagio che stava provando. 

Che emozione infernale può essere la vergogna!

Quando avevo poco più di vent’anni, il mio ego immaturo spesso soffriva di paura del palcoscenico, di insicurezza cronica, con mani tremanti ed episodi di sudorazione. A quel tempo, a causa dei presunti difetti e delle carenze sociali del mio fragile ego, la vergogna era una mia compagna abituale.

Tuttavia, a un livello più profondo di quello sociale, la mia ricerca spirituale rimaneva forte. Desideravo ardentemente qualcosa di reale nella vita, ma non parlavo di questo sentimento con nessuno. Quando amici o conoscenti reagivano negativamente a qualcosa che mi facevo scappare, e che non rientrava nella loro normalità, le loro opinioni non mi scombussolavano: tenevo una segreta bussola, nascosta nella mia tasca.

Infine, arrivò l’aiuto. Alcune settimane dopo aver visto per la prima volta un’immagine del mio Guru, un mio amico mi guidò in una visualizzazione. Eravamo nella sua casa galleggiante nel centro di Amsterdam. Fu lì che, diversi giorni prima, avevo visto la fotografia di Yogananda, che ora stava trasformando la mia coscienza.

“Sdraiati”, disse, “concentrati sulla presenza di Paramhansa Yogananda e ascolta la sua voce”. Dopo qualche altra istruzione, si sdraiò pure lui e ascoltò la mia voce, recitando un dialogo tra me e  il mio Guru.

Gli occhi del Maestro parlavano del suo amore profondo e incondizionato per me. Ogni volta che nasceva un pensiero su qualcosa per cui mi sentivo in colpa, lo dicevo al Maestro e Lui contrastava quel pensiero con un’espressione del suo amore. La conversazione andò avanti per un bel po’. Alla fine del dialogo, io e il mio amico percepimmo la luce e l’energia che avevano riempito la stanza.

Dopo quell’esperienza, cominciai a sentirmi meglio con me stesso.

Col passare del tempo, a ogni lettura dell’Autobiografia di uno Yogi, le impressioni del Maestro crescevano dentro di me come un fiore di loto. Apprezzai sempre più profondamente la totale onestà con cui Yogananda descrisse i propri momenti di disagio durante la sua prima conferenza pubblica su una nave che dall’India salpò per gli Stati Uniti.

Nessuna eloquenza salì alle mie labbra. Mi trovavo davanti all’assemblea senza parole.

Dopo una gara di resistenza della durata di dieci minuti, il pubblico si rese conto della mia situazione e cominciò a ridere.

In quel momento, la situazione non era divertente per me. Indignato,  inviai  una preghiera silenziosa al Maestro.

La sua voce risuonò all’istante nella mia coscienza. “Puoi! Parla!”

Mi sembrò che ciò che aveva salvato Yogananda durante quei dieci minuti difficili fosse stata la fede nel suo Guru e la sua innata dignità. A poco a poco mi resi conto che la prova d’amore che mi era stata data, da molto giovane, durante quell’occasione speciale con il mio amico, faceva parte di un quadro molto più ampio, in cui l’auto-accettazione e la dignità giocavano un ruolo molto importante.

Il senso di auto-accettazione deve essere mantenuto anche nelle circostanze più difficili, cosa che può essere difficile per un ego piccolo e immaturo. Tuttavia, per consentire al potere innato del cuore di emergere, la strada deve essere liberata, dalla propria determinazione di affrontare qualunque circostanza con calma accettazione.

E’ una strategia non facile da sviluppare, ma come avrebbe detto Yogananda, è certamente vincente. Non vergognarti della tua vergogna.

Perché forse la causa principale di questa emozione debilitante risiede in uno strato profondo della natura umana. Tutto questo non è forse iniziato con quei nostri primi antenati poveri e confusi?

La storia la conosciamo tutti: il serpente convince Eva a mangiare dall’albero proibito e lei, a sua volta, tenta il suo partner a fare la stessa cosa. Poi, secondo la storia, Dio li ha espulsi dal Paradiso.

Ma possiamo anche guardarlo in modo diverso e chiederci: chi ha espulso chi?

La Bibbia dice:

E udirono la voce del Signore Iddio che camminava nel giardino nel fresco del giorno; e Adamo e sua moglie si nascosero dalla presenza del Signore Dio tra gli alberi del giardino (…) e Adamo disse al Signore: “Ho sentito la tua voce nel giardino e ho avuto paura, perché ero nudo; e mi sono nascosto. “

Fino ad allora il paradiso della coppia era rappresentato dalla loro vicinanza a Dio, che li aveva creati a sua immagine e, allo stesso tempo, aveva dato loro la scelta di rimanere in contatto con la sua beatitudine, o di cadere in stati di coscienza meno elevati.

Dopo la loro trasgressione, se Adamo ed Eva avessero scelto di tornare di corsa – nudi, non protetti e senza vergogna davanti a Dio – per dirgli quello che avevano fatto, Dio li avrebbe respinti? Come avrebbe potuto? La loro nudità non li rendeva di nuovo parte del suo beato Sé?

Ma, ahimè, essi espulsero il loro Amico Divino dalla loro coscienza perché, dal punto di vista del loro ego, si vergognavano.

Resistiamo quindi alla vergogna praticando una calma auto-accettazione. Offriamo noi stessi senza riserve, senza scusarci, nell’abbraccio premuroso e nell’amore di Dio. Dio stesso ci dice, attraverso la bocca di Krishna:

Ma se in questo (i tuoi sforzi spirituali) il tuo debole cuore fallisce, portami il tuo fallimento!

One Comment

  1. mm

    Grazie Darshan,
    sono veramente ispiranti e toccanti questi tuoi post, testimoniano il grande cammino che stai facendo e ci incoraggiano a seguire il Maestro ogni giorno.
    Invio tante benedizioni a te e a tutti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *