Sin da bambina mi era stato insegnato dai miei genitori, a dire “grazie” ogni volta che qualcuno mi faceva un regalo, o avesse una parola carina nei miei confronti.

Avevo sempre sentito risuonare quella parola dentro di me come un suono leggero, umile, come se dovesse entrare in punta di piedi… Pronunciandola, era come se qualcosa cambiasse in me, sentivo una sensazione di benessere che pervadeva il mio corpo e non solo… Sentivo una strana scossa nel mio corpo che si espandeva sempre più verso l’esterno, come quando lanciamo un sassolino in uno stagno, e si formano tanti cerchi concentrici…. quei cerchi erano le mie vibrazioni che si propagavano.
Ma come fa una semplice parola, mi chiedevo, a far vibrare così intensamente il mio corpo? Quale potere possiede una semplice parola come “grazie”?

Passarono gli anni e come tutte le cose belle, anche quella dolce sensazione derivata dalla parola “grazie”, svanì, inghiottita dalla routine che tutto assorbe e che tutto livella.

Dire “grazie”, diventò pian piano un’abitudine, quasi un intercalare… grazie per essere venuti, grazie per il pensierino, grazie per il gelato, grazie, grazie, grazie……

Perché non sentivo più le vibrazioni? Perché era diventata per me una parola come migliaia di altre?

Abbandonai queste riflessioni insieme alla bambina che era in me e che aveva percepito così bene la dolcezza di tale espressione.

Continuai a ringraziare ad ogni occasione e in ogni circostanza che lo richiedesse, con semplicità, con educazione, ma senza troppa consapevolezza e forse con troppa superficialità.

Fortunatamente la vita ci riserva grandi sorprese, quando meno ce lo aspettiamo, e decide di impartirci insegnamenti attraverso situazioni, che spesso non riusciamo a comprendere fino in fondo.

Era l’anno 1993 quando entrai in una libreria attratta da un libro nella cui immagine di copertina, c’erano due grandi occhi neri che mi chiamarono…

Ricordo ancora lo stupore di quando lessi le prime righe della prima pagina di ”Autobiografia di uno Yogi”!

Quelle parole così cariche di vibrazioni, avevano avuto su di me lo stesso effetto, di quando da bambina, pronunciavo la parola “grazie”!

Mi sentivo nuovamente a casa! Il mio primo desiderio fu di gratitudine per la Vita che mi aveva nuovamente benedetta, riportandomi sulla strada del mio Guru.

Mi occorsero tuttavia svariati anni, perché potessi avvicinarmi alla comprensione di ciò che significasse veramente gratitudine.

Avevo bisogno di ritrovare il mio vero Sé, la mia vera natura prima di capire l’essenza e la profondità di quella parola.

Stavo vivendo troppo in superficie, tralasciando ciò di più caro che avevo: la mia Anima, quella
bambina che avevo lasciato, abbandonandola nel nascondiglio più sicuro, proprio come narra questa piccola storia tratta dalle sacre scritture dell’induismo…

Il nascondiglio più sicuro

In un tempo lontano gli uomini erano divini, ma abusarono tanto della loro divinità da indurre Brahma a privarli di quel privilegio. Per fare in modo che gli uomini non entrassero più in possesso di tale natura divina, gli Dei luminosi pensarono di nasconderla nel profondo della terra, ma Brahama li avvertì che gli uomini avrebbero scavato la terra fino a trovarla. Pensarono quindi di nasconderla negli abissi del mare, ma ancora una volta Brahma li avvertì che gli uomini avrebbero scandagliato gli abissi del mare fino a trovarla.
Vedendo gli Dei luminosi incapaci di trovare un luogo in cui nascondere definitivamente la divinità degli uomini, Brahma disse loro: – La nasconderemo in un posto in cui non penseranno mai di cercala: nel profondo del loro stesso cuore.

—da “Ad Antiche Fonti, voci dell’induismo attraverso il tempo” ed.Laksmi

Ho allora iniziato il Sentiero, il Sentiero della Realizzazione del Sé e durante questa ricerca ho cominciato a capire che la gratitudine appartiene all’Anima perché è nobile e pura proprio come l’Anima stessa.

Ho capito che essere grati vuol dire comprendere che tutto quello che abbiamo, è un dono di un Padre che veglia su di noi e che tanto ci ama, regalandoci ogni giorno le cose più belle.

Con occhi pieni di gratitudine allora, ogni tramonto diventava un regalo speciale, ogni essere vivente diventava parte di me, ogni stella nel cielo, diventava un faro d’amore…

Ma è soprattutto accogliendo con fiducia gli ostacoli che la vita mi ha posto dinanzi, che ho cominciato a capire cosa sia la vera gratitudine.

Non ho mai dubitato dell’Amore del mio Guru e di fronte alle sfide, è con gioia che Lo ringrazio, perché so che dietro a tutte le paure, dietro a tutta la solitudine, a tutta la sofferenza, c’è tanta Luce, c’è quella divinità racchiusa in noi che aspetta solo di essere ritrovata.

Ma prima di poter accogliere con vera gratitudine le prove più difficili, è stato necessario per me fare un percorso di comprensione passando attraverso i Sentieri dello Yoga.

Grazie al sentiero del Gyana Yoga (saggezza), ho compreso che la vera saggezza proviene dal profondo dell’Anima, e che essa può essere percepita soltanto nel silenzio della meditazione.
E sono grata all’Universo che mi ha concesso la possibilità di conoscere questo silenzio, in profondo ascolto del Padre Celeste.

Grazie poi al sentiero del Bhakti Yoga (devozione), ho capito che ciò che veramente conta non è come definiamo Dio, ma come ci avviciniamo a Lui. E’ riuscire a sentire la Sua vicinanza, sempre.

E sono grata al mio Guru, che con profondo Amore mi sta insegnando a vivere e ad amare.
Ed è grazie al sentiero del Karma Yoga (azione) che ho imparato che il vero servizio è amare gli altri, incondizionatamente, senza aspettarsi mai in nulla in cambio. E’ stata per me una benedizione, comprendere come dietro ad ogni piccola azione, l’Artefice sia sempre Dio, e che in ogni azione intrapresa, lo spirito con cui si serve, è più importante del servizio stesso.

Ed è proprio grazie a questo sentiero di consapevolezza, che sto riuscendo ad accettare quello che mi sta accadendo, perché sento che ogni cosa, ogni prova che mi viene data, è da considerarsi un privilegio, poiché mi dà la possibilità di crescere spiritualmente e di trovare quella Luce divina nascosta, togliendo tutti gli orpelli che non servono, tutti gli attaccamenti che ci portano fuori strada, e rimanendo soltanto con la nostra vera essenza.

E allora con grande commozione, posso dire solo GRAZIE alla Vita, ritrovando quell’antica vibrazione di gioia nel pronunciare questa parola, ritrovando in me quella bambina che avevo messo a tacere. Quella bambina che con stupore guarda tutti i doni che le vengono offerti e che con occhi lucidi di amore e di gratitudine, vuole abbracciare il mondo, perché sa, nel suo profondo, di essere parte di un Tutto, che è perfetto.

E sono grata al Padre, che mi sta facendo capire che la felicità non è avere tutto ciò che si desidera, ma essere felici per quello che si ha.

Adesso quella bambina ha finalmente ripreso il suo cammino, mano nella mano con il suo Guru, viaggiando verso casa, verso il nascondiglio più sicuro, perché solo così, potrà ritrovare la sua vera gioia.

“Quando le nubi della guerra devastante faranno piovere fuoco e morte,
non dimenticherò che Tu, o Dio, sei il mio miglior rifugio antiaereo.
Nella vita e nella morte, nella malattia e nella carestia, nella pestilenza e nella povertà, mi aggrappo a Te,
poiché Tu solo puoi dimostrarmi che, in tutte le esperienze duali della vita,
la mia anima rimane illesa.
Mi proteggerai sempre e mi farai capire che sono immortale
e non sfiorato dalle mutevoli condizioni dell’infanzia,
della giovinezza e della vecchiaia,
né dalle condizioni del mondo,
sia nella pace che nei conflitti.”

— Paramhansa Yogananda

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