Yogananda, scrive Swami Kriyananda, insegnava ai suoi discepoli in vari modi.
A volte in modo giocoso, a volte in maniera indiretta, lasciando solo il sospetto che stesse trasmettendo loro qualcosa; altre volte, invece, ogni parola uscita dalla Sua bocca era come una perla di pura profondità.
I livelli di coscienza di un maestro sono svariati, difficili da comprendere completamente.
Non è lo stesso con la vita? Quante volte ci ritroviamo pensierosi di fronte ad un avvenimento, chiedendoci se fosse qualcosa di importante per la nostra evoluzione. In altre occasioni, invece, le “lezioni” sono così chiare da farci sentire che finalmente siamo pronti per un salto di consapevolezza, altre invece fatichiamo a tenere il passo con quello che la nostra vita ci propone.
Questi cambiamenti nelle nostre percezioni posso farci sentire confusi, foglie in balia del vento. Questa incertezza è spesso accompagnata da un sentimento di paura che porta a galla la realizzazione di non avere controllo su nulla e, di conseguenza, il sottile pensiero di poter perdere qualcosa per noi importante.
Se solo potessimo sempre tenere a mente che, anche se nel dubbio, nella confusione o solitudine, il Guru, così come la vita, ci sta cullando nel suo abbraccio divino e che, costantemente, sta mandando verso di noi aiuti, vibrazioni di amore, piccole e grandi benedizioni quotidiane.
Yogananda era solito camminare avanti e indietro per quelle vie di Los Angeles che pullulavano di locali destinati principalmente all’uso di alcolici, con il solo scopo di mandare le Sue vibrazioni alle persone che in quel momento si trovavano lì e sollevarle dalle loro sofferenze. Quelle persone non erano consapevoli di chi fosse Yogananda o del potere spirituale che questo immenso maestro sprigionava, eppure la loro vita stava subendo un sottile cambiamento, sottile ma capace di una rivoluzione.
L’inabilità di vedere o sentire il Guru o Dio nelle nostre vite, non rende però il loro amore meno presente o efficace, o la nostra vita meno bella e ricca di significato.
Mi rendo conto che spesso è facile dare per scontato quello che si ha, e che ogni anno che porta nuova consapevolezza nella nostra vita, fa pensare a quanto meglio avremmo potuto fare l’anno precedente.
In questi momenti dove si vorrebbe essere già migliori, già arrivati alla meta ultima per poter finalmente carpire i segreti che si celano dietro il velo dell’esistenza, il solo “trucco” è quello di sollevarsi le maniche, alzare la propria energia nei modi che i nostri Maestri ci hanno insegnato e ricordare a noi stessi che non siamo separati da ciò che ci circonda, che siamo tutti una parte del tutto.
Il resto è nelle mani di Dio.