Mi chiamo Deodan, ma nasco Tiziano. Vengo da Prato, una città tessile vicino Firenze famosa per la lana e per l’alto numero di fratelli cinesi che vi abitano. Sono arrivato per la prima volta ad Ananda nel 2013 e dal 2014 vi risiedo stabilmente. Ho ricevuto l’iniziazione al kriya yoga, una tecnica di meditazione molto elevata, portata in Occidente dal mio Guru, Paramhansa Yogananda.

Fino all’anno scorso ho rivestito il ruolo di coordinatore di un piccolo gruppo chiamato “expanding team” che si occupa della comunicazione di Ananda con ricercatori spirituali in tutto il mondo.

Adesso il mio servizio si è arricchito di nuovi tasselli (che è anche il mio cognome): faccio parte del “Community Team” e affianco uno dei nostri amministratori nei progetti per lo sviluppo della comunità.

Prima di arrivare ad Ananda il mio percorso di vita era quello dello scoutismo. Ho iniziato ad otto anni nei “lupetti” e ho finito a diciotto con la “partenza”, anche se in fondo non si finisce mai, perché come dice il motto: «Scout una volta, scout per sempre!».

Quando così questo ciclo si concluse, immediatamente se ne aprì un altro: il lungo percorso dell’arbitraggio era iniziato, ed insieme a quello anche le sfide! Timido e riservato di natura, la vita aveva deciso che era finito il tempo di rimanere dietro le quinte, e così ebbe inizio una vera e propria formazione per riformare il mio carattere. Fischio dopo fischio, partita dopo partita, (offesa dopo offesa) sono passato da “fare” l’arbitro a “Essere” arbitro e tutto improvvisamente è cambiato. Non sapevo ancora niente del mondo dell’ energia con il quale lo yogi impara a lavorare, (non che adesso mi possa considerare un esperto) ma “Essere” arbitro mi ha permesso di ottenere la mia prima centratura quasi consapevole: le decisioni che prendevo, se partivano in modo naturale da dentro, anche se scomode per alcuni, erano efficaci. Potevo permettermi talvolta anche di sbagliare e l’errore veniva accettato…il più delle volte.

Nei primi giorni di gennaio del 2013, dopo tredici anni da arbitro e dopo tre mesi che avevo imparato a meditare, grazie ad un caro amico e grazie a Google, arrivò nella mia vita l’Autobiografia di uno Yogi di Paramhansa Yogananda e tutto prese inizio.

Dopo circa una settimana dall’aver “divorato” in soli due giorni il libro, Yogananda aveva già iniziato ad operare miracolosamente nella mia vita: venivo licenziato improvvisamente da un’azienda di famiglia. La cosa bella è che ero felice. Finalmente potevo fare tutto quello che volevo: ero libero! Con un mutuo della casa ancora da pagare, ma ero libero.

Carico di entusiasmo, prima ancora che mi arrivasse la lettera di licenziamento e dopo un solo colloquio, al quale avevo fatto partecipare anche Yogananda, avevo già trovato una nuova occupazione.

Così la mattina andavo a lavorare nell’azienda di famiglia e il pomeriggio imparavo un nuovo lavoro: l’amministratore di condomini; il sogno che avevo sempre avuto, invece dell’astronauta o del pompiere come tutti i bambini. Ero finalmente un libero professionista, mi potevo gestire il tempo come volevo e non dovevo rendere conto a nessuno, solo a me stesso: Il cambiamento parte sempre da piccoli passi.

Prima volta ad Ananda

Dopo circa tre mesi, il grande giorno arrivò. Era il 25 Aprile del 2013 quando arrivai per la prima volta ad Ananda. La prima sensazione che ebbi non appena giunsi al parcheggio, fu quella di essere arrivato a casa. Sceso dalla macchina e salito le scale verso i bungalow, la prima persona che vidi fu Jayadev, tutto vestito di bianco e… scalzo! che, saltellando leggiadro e soave, si dirigeva verso il tempio. Mi sembrava che stesse planando, come se i suoi piedi fossero staccati dal suolo. Dentro di me sperimentavo due sensazioni contrastanti, a conferma della dualità che regge tutto il mondo materiale: una parte di me si innalzava verso il cielo, mentre l’altra esclamava a gran voce: “Tiziano dove sei capitato? Qui son tutti matti”.

Dopo un breve giro di ricognizione, mi avviai a visitare per la prima volta il Tempio di Luce. Quando aprii la porta mi ritrovai catapultato dentro una scena di un film (oggi posso dire, di un bellissimo film). Davanti a me vi erano tante persone tra le quali numerose vestite, da capo ai piedi, di blu e in fondo, sull’altare, vi era ben adagiato il corpo di Swami Kriyananda. Sapevo che era il fondatore della comunità e discepolo diretto di Paramhansa Yogananda, ma niente di più. Qualcuno ci invitò ad andare verso l’altare a prendere dei petali di rosa. Anche qualcosa in me avrebbe voluto tanto andarci, ma non riuscivo ad avvicinarmi, non era il momento per me: bastava così. Ero così inconsapevolmente colmo che uscii dal tempio, scattai qualche foto, e tornai a casa. Era il 25 Aprile, giorno della liberazione, ma, nel mio caso, di una liberazione completa che augurerei a tutti.
A quel tempo non avevo ancora ben capito l’importanza e la sacralità di quel momento che è stato a dir poco trasformante. Non successe niente a livello metafisico ma un seme dentro di me, (adesso so) iniziò a crescere.

Mi piace pensare che sia stato proprio Swamiji ad attrarmi li in quel preciso momento.

Dopo quel giorno, tornai ad Ananda quasi una volta al mese, fino a Novembre. L’ultimo corso da ospite fu “Il Prossimo Passo della mia vita” con Sahaja e dopo iniziai subito a muovere i miei primi passi per rimanere ad Ananda, non prima però di aver affrontato il classico “salto nel vuoto”.
Nello stesso mese presi parte al programma “Service is Joy”, il mese dopo ricevetti l’iniziazione al discepolato e a Novembre dell’anno successivo entrai nel mese del “Living Discipleship Program” e ricevetti l’iniziazione al Kriya. La fase più bella e importante della mia vita era iniziata, e con essa anche le sfide! Quelle non mancano mai.

Sono grato per questa grande famiglia e di vivere, e sperimentare ogni giorno gli insegnamenti dei Maestri della realizzazione del Sé con tanti altri amici e sinceri ricercatori. La comunità è la base della mia vita, e donare tutto me stesso al Maestro e a Dio ne è lo scopo. Qui posso esprimere liberamente la mia essenza, ogni giorno sempre di più, con la consapevolezza di essere tutti sullo stesso cammino per realizzare il nostro più alto potenziale.

La sfida più grande è stata quella di avere una sadhana (disciplina spirituale) regolare, lasciarmi andare verso il nuovo, anziché rimanere ostinatamente nel vecchio. Il lavoro chiaramente non è finito e prosegue incessantemente ogni giorno.

La trasformazione più grande, invece, accade quando altre persone sono ispirate da te a crescere interiormente. Per questo voglio continuare a farlo anch’io ogni giorno sempre di più, a mettermi in gioco e in discussione, a provarci continuamente, a cadere e a rialzarmi con più forza; con la consapevolezza di essere molto di più di una persona che si chiamava Tiziano e adesso Deodan.

Grazie Maestro per questa vita benedetta, per essere in questo sentiero e per vivere “vicino” a San Francesco.

Con Amore
Deodan

5 Comments

  1. mm

    Ciao Deodan..
    Quel 25 aprile c’ero anche io.. Proveniente da Bologna… È stata una giornata speciale… Molto particolare.. In cui una volta in più… Ho sperimentato la “forza” del nostro amato Swamiji…. Sono giorni che sto pensando seriamente anche io di trasferirmi vicino ad Ananda… Molti segnali mi indicano questo….. Magari anche questa tua testimonianza… Quindi grazie fratello!
    Che il Maestro ci guidi nella suprema volontà Divina…. Namaste
    ?????? Jayita

  2. mm

    Grazie Deodan per aver condiviso la tua esperienza di vita. Senti sempre con molto interesse le storie di chi decide di trasferirsi ad Ananda, piacerebbe tanto anche a me avere questa possibilità. Un abbraccio

  3. mm

    Thank you Deodan. It is inspiring to read about your journey and all the transformations that came with it. Your dedication to Swamiji is also very inspiring to me and I hope that you and others, through you, feel more and more in attunement with Swamiji. That is our biggest blessing – to have Swamiji’s guidance. In His joy, Gaurja

  4. mm

    Grazie Deodan, la tua testimonianza mi conforta molto in questo periodo di confusione e incertezze. Al “Service is Joy” di dieci anni fa c’ero pure io ed è una gioia leggere della cammino che hai fatto da allora. Sento che per me è arrivato il momento di tornare ad Ananda e viverla

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